Conoscere la differenza fra ossessioni e pensieri intrusivi è il primo passo per imparare a gestire l’ansia in modo efficace.
Pensieri, pensieri e altri pensieri ancora. Trascorriamo la vita a ricordare il passato e a pianificare il futuro: dalla mattina quando, appena svegli, precorriamo gli impegni che ci aspettano fino a tarda sera, quando, prima di addormentarci, riviviamo le azioni e gli incontri della giornata ormai trascorsa. Questo dialogo con noi stessi, formato da immagini o da parole silenziose, in pratica non ha mai fine. Perché?
Un giovane ghepardo, aggirandosi nella sconfinata distesa della savana africana si imbatte in una gazzella. La scruta da lontano, per qualche secondo, in una perfetta immobilità. Poi si lancia all’inseguimento. Ma, dopo una corsa a perdifiato, la tanto desiderata preda gli sfugge. Certo, una sventura; e, tuttavia, per l’inesperto felino il successo è solo rimandato. Il suo cervello ha immagazzinato dati, memorie: sulla reattività con cui la gazzella ha avvertito il pericolo, su quel suo strano modo, a zig-zag, di darsi alla fuga. Preziosi apprendimenti utili per un’altra occasione.
Anche tu hai un cervello che apprende dal passato, così da anticipare il futuro e migliorare le tue probabilità di sopravvivere al presente. Ma, a differenza di quella rudimentale di un ghepardo, la “macchina” contenuta nel tuo cranio, grazie alla sua incalcolabile complessità ti consente di generare processi cognitivi di ordine superiore: puoi attribuire a te stesso o a chi ti circonda caratteristiche astratte come il coraggio o la viltà, la generosità o l’egoismo, puoi filosofeggiare su ciò che ti manca per essere completo o sulle cause della tua infelicità. O, perfino, assumere la prospettiva di un ipotetico osservatore e immaginare l’opinione che si formerebbe di te.
L’attività mentale di noi esseri umani è un tentativo incessante di comprendere il mondo, di dare significato alle informazioni che cogliamo dall’ambiente integrandole con quelle in nostro possesso. Un lavoro a tempo pieno che non si ferma nemmeno durante il sonno. Se ti addormentassi sull’erba di un prato e alcune gocce di una debole pioggia ti bagnassero il viso, è probabile che nei tuoi sogni comparirebbe dell’acqua.
Il pensiero, però, è anche la fonte principale della sofferenza. Può spingerti nella trappola di considerare un qualsiasi fallimento la prova certa della tua debolezza, inettitudine, inadeguatezza. O convincerti che il futuro gravido di avversità che hai in mente sia l’unico possibile. E farti sentire disperato, impotente, in costante pericolo.
Spesso soffriamo per mano nostra. Semplicemente rivolgendo contro noi stessi il fuoco distruttivo di convinzioni inutili. Così “i pensieri si sovrappongono senza fine”, “la testa si riempie di immagini insopportabili” e “sembra impossibile svuotarla”: è ciò che ci dice la maggior parte dei nostri pazienti.
Nel Disturbo d’Ansia Generalizzato, preoccupazioni sull’eventualità di perdere le persone amate, il lavoro o la stabilità finanziaria si alternano senza sosta. Per chi ne soffre, il futuro è un problema da risolvere. Allora, una nuova crisi economica è sempre all’orizzonte, il denaro per affrontare gli imprevisti mai abbastanza, l’imminente abbandono del partner una possibilità concreta.
L’Ipocondria, invece, è la condizione di chi teme le malattie. Certo di avere una cardiopatia non diagnosticata, un tumore che si rivelerà incurabile o una sindrome neurodegenerativa allo stadio iniziale, per il terrore di ricevere cattive notizie l’ipocondriaco sta alla larga da ospedali e camici bianchi, dalle visite e dagli esami, anche da quelli necessari o di routine, come quelli del sangue. O, al contrario, consulta un numero infinito di specialisti chiedendo loro sempre nuovi accertamenti.
Chi ha il Dismorfismo Corporeo è insoddisfatto del proprio aspetto esteriore, ossessionato dalla convinzione di avere difetti fisici a tal punto gravi ed evidenti da dover essere nascosti o corretti. Alcuni dismorfofobici, spinti dall’imperativo di conformarsi a vaghi quanto irraggiungibili canoni di bellezza, ignorano le rassicurazioni altrui e arrivano a sottoporsi a ripetuti interventi di chirurgia o di medicina estetica, alla vana ricerca di una stima di sé che, già nelle premesse, è destinata a sfuggirgli.
L’Anoressia Nervosa, infine, è caratterizzata dalla rigida certezza di avere forme corporee sovrabbondanti e dalla profonda paura di ingrassare. Così, pur essendo denutrite fino al limite del sostenibile, queste pazienti perseverano nell’incrollabile determinazione di eliminare altri chili “di troppo”. Dimagrimento che ottengono per mezzo del solito, malsano controllo alimentare.
Un individuo perseguitato dalle mille ipotetiche sventure del domani; uno che vive nel terrore di soffrire e morire a causa di una grave malattia; uno che passa le giornate a desiderare che il suo aspetto fisico sia diverso da com’è; uno, infine, per il quale ogni caloria rappresenta un attentato all’autostima. Cosa li accomuna? In sintesi, lo stesso “invischiato” e strettissimo rapporto con la propria mente, che trasforma semplici pensieri in una condanna.
Non tutti i pensieri ripetitivi, sgraditi e difficili da controllare sono ossessioni. Per alcuni di essi è più corretta la definizione di pensieri intrusivi.
Questa distinzione non riguarda tanto il contenuto quanto, piuttosto, il differente grado di egosintonia che li contraddistingue. Un pensiero è egosintonico se lo reputi in linea con la realtà o con la tua personalità, se lo vivi come una conseguenza naturale del tuo modo di sentire e di ragionare, delle tue idee sul mondo e su te stesso.
Potrebbe sembrarti un controsenso ma, oltre ai pensieri egosintonici, la mente umana genera anche pensieri egodistonici, cioè quelli che riteniamo incoerenti con il nostro modo di essere, disallineati rispetto a ciò in cui crediamo. Sono quelli che percepiamo tanto estranei da faticare ad accettarli, quasi come fossero indotti dall’esterno. Per questa ragione ci appaiono pericolosi: ci destabilizzano.
La differenza fra ossessioni e pensieri intrusivi è questa: le prime sono egosintoniche, i secondi sono egodistonici. Vediamo, con alcuni esempi, cosa ciò significa in concreto.
Nel Dismorfismo Corporeo le convinzioni di avere gravi ed evidenti difetti fisici sono prese per razionali e verosimili. Come è ovvio, infatti, è improbabile che qualcuno che trova ripugnanti le proprie orecchie affermi: “Sono insoddisfatto delle mie orecchie ma non capisco il motivo”. Piuttosto dirà: “Sto male per come mi vedo ma è inevitabile, visto che le mie orecchie sono davvero orribili o che, per lo meno, io le reputo tali”. I pensieri dei dismorfofobici, essendo egosintonici, si possono considerare ossessioni.
Anche l’Anoressia Nervosa è un disturbo contraddistinto da ossessioni. Molte pazienti anoressiche affermano: “Penso di continuo a quanto sgradevole appare il mio corpo, a come sarei felice se avesse le forme che desidero. E ogni volta che si avvicina l’ora dei pasti mi assale il terrore di dover mangiare. Tutto questo mi agita e mi deprime, ma non mi piaccio e per nessuna ragione voglio ingrassare, quindi è naturale che mi senta così”. Tante di queste ragazze non riescono nemmeno a considerare l’eventualità che ciò che pensano sia, in realtà, dovuto al senso d’inadeguatezza e all’abitudine all’autocritica. Possono continuare a sostenere di avere un giro-coscia eccessivo sebbene, metro alla mano, si dimostri loro che è ben sotto la norma.
Rientrano nella categoria delle ossessioni egosintoniche anche le preoccupazioni tipiche del Disturbo d’Ansia Generalizzato. Una donna che teme di perdere il coniuge dirà: “Mio marito è sempre in viaggio per lavoro e la paura di perderlo in un incidente stradale non mi dà tregua, ma ho paura e in fin dei conti potrebbe accadere. E allora è impossibile non preoccuparsi”.
L’ansia e lo stress che le ossessioni causano e, al contempo, l’egosintonia che le contraddistingue spingono l’individuo a un paradossale istinto a scacciarle e a conservarle. Immobilizzandolo, di conseguenza, in una morsa di opposte motivazioni.
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), invece, è caratterizzato sia da ossessioni sia da pensieri intrusivi. Una tipica ossessione egosintonica di chi ha il DOC riguarda lo sporco e le infezioni: “Ho paura di contaminarmi toccando certi oggetti, ma non riesco a far finta di niente perché non posso essere sicuro che non ve ne sia il rischio!”. Altra comune preoccupazione dei pazienti ossessivo-compulsivi è di fare del male a qualcuno senza volerlo, per esempio perdendo il controllo a causa di un raptus. Questo, a differenza del precedente, è un pensiero intrusivo perché egodistonico. I diretti interessati, infatti, quasi sempre affermano: “Non so da dove provengano questi impulsi, non da me! Io non ho mai fatto del male a qualcuno. Ma il solo fatto di pensarci mi fa sentire una persona violenta e mi fa dubitare delle mie reali intenzioni”.
Il Disturbo da Stress Post-Traumatico infine si manifesta, per lo più, con pensieri intrusivi. Ricordi dell’esperienza traumatica possono sopraggiungere, senza che l’individuo lo voglia, entrando in contatto con circostanze collegate all’episodio, ma anche solo parlandone o rivivendo l'accaduto con gli occhi della mente. Oppure a “ciel sereno”, in forma di immagini o di vivide sensazioni: sono i cosiddetti flashback. “A volte rivivo tutta la scena, così, di punto in bianco. Mi compare davanti agli occhi nei momenti più impensati. Pagherei pur di potermene liberare per sempre”.
© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.
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