disturbi d'ansia e ossessivi

Le tue ossessioni stanno peggiorando? Il modo in cui le affronti potrebbe essere la causa

Le nostre paure più profonde sono dovute alla fondamentale consapevolezza di essere precari in un mondo a tratti imprevedibile. Dipendono, cioè, dal nostro senso di vulnerabilità. E, spesso, si radicano di pari passo con i tentativi di liberarsene.

le mie ossessioni peggiorano

La mente umana è alla continua ricerca di connessioni, di schemi. Migliaia di anni fa i nostri antenati, notando come le alte temperature generassero il fuoco, hanno imparato a riprodurlo e, in seguito, a servirsene. Per combattere il freddo, difendersi dai predatori, cuocere la carne e renderla più digeribile.

La straordinaria capacità di stabilire rapporti di causa-effetto che, come specie, ci ha garantito un vantaggio rispetto alle altre, è spinta da un’implacabile ansia di controllo la quale, a sua volta, risponde al bisogno di sentirsi protetti.

Le nostre paure più profonde sono dovute alla fondamentale consapevolezza di essere precari in un mondo a tratti imprevedibile. Dipendono, cioè, dal nostro senso di vulnerabilità.

Il senso di vulnerabilità è quella strana tensione che ti assale quando temi che un sintomo fisico possa essere il segno rivelatore di una grave malattia; quando i tuoi figli adolescenti escono per fare serata con gli amici; quando ti immagini una vecchiaia di solitudine e infermità.

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo, la “malattia” del dubbio

La maggior parte dei batteri sono “buoni”; pensa alla flora intestinale. Ma ne esistono anche di patogeni, come quelli che causano la dissenteria e di mortali, per esempio il Clostridium Tetani, il batterio responsabile del Tetano.

I batteri hanno dimensioni ridottissime, di circa 1000 nanometri. I virus, addirittura, possono essere cento volte più piccoli. Per questo è impossibile avere la certezza che gli oggetti che tocchi o l’aria che respiri non siano contaminati. Dubbio che, ad alcuni, trasmette un’inaccettabile senso di mancanza di controllo. E che diventa una “malattia”: è ciò che capita a chi ha il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC).

I due sintomi che caratterizzano il Disturbo Ossessivo-Compulsivo sono, appunto, le ossessioni e le compulsioni. Le ossessioni sono immagini o pensieri sgraditi, ricorrenti e persistenti. Le compulsioni sono azioni eseguite allo scopo di liberarsi dalle ossessioni.

La convinzione che determinati oggetti possano essere contaminati e pericolosi per la propria sicurezza è un’ossessione tipica del DOC. Lavare gli indumenti o le parti del corpo che vi entrano in contatto, invece, è una delle innumerevoli possibili compulsioni.

Oltre a quelle relative allo sporco e alle infezioni, nel DOC sono comuni le ossessioni di perdere le persone amate, per esempio i genitori, il partner o i figli; di provocare un danno a sé o ad altri per colpa, distrazione o in conseguenza a un raptus; di avere impulsi inaccettabili, per esempio di natura sessuale.

Soffri di DOC e ti sei accorto che, rispetto al passato, sta peggiorando? Preoccupazioni prima sporadiche sono ormai costanti?

Proseguendo nella lettura conoscerai la storia di una giovane madre tormentata dall’idea di poter fare del male al suo bambino, un tipo di DOC piuttosto frequente. Nel racconto troverai, qua e là, numeri evidenziati. Tienili d’occhio; indicano i “nodi” essenziali per comprendere il modo in cui le ossessioni si radicano di pari passo con i tentativi di liberarsene.

Le ossessioni di colpa di una giovane madre

Da qualche mese, ormai, una ragazza di 27 anni e il suo compagno sono diventati una famiglia. E pensare che, tempo addietro, lei aveva temuto il peggio dopo aver scoperto che gli iniziali, ripetuti tentativi di restare incinta erano falliti a causa dell’endometriosi, poi trattata con un intervento chirurgico.

Ora è madre. Ed esserlo è una gioia. Ma, fin da subito, assieme all’amore per il piccolo, la giovane ha visto crescere dentro di sé la paura di commettere errori d’inesperienza 1. Si è sempre sentita una persona ansiosa, ma la maternità sembra aver accentuato questo suo tratto. Ha chiesto ripetute rassicurazioni al pediatra, il quale ha cercato di tranquillizzarla dicendole che moltissime neomamme sono insicure e si sentono inadeguate 2.

Le parole dello specialista, tuttavia, sono cadute nel vuoto. In certi momenti le responsabilità la schiacciano. Per esempio, quando il bambino si sveglia in piena notte piangendo in modo inconsolabile. Ha fame? Ha sonno e vorrebbe riaddormentarsi? E se non si accorgesse che in realtà sta male? A volte, quando il piccolo dorme è pure peggio: e se soffocasse nel sonno o smettesse di respirare? Può accadere? Deve chiederlo al dottore.

E l’indomani deve essere in forze. Il compagno è sempre fuori casa per lavoro, non sono ammesse debolezze o distrazioni. La salute di suo figlio dipende da lei 3.

A volte è frustrata, impotente, arrabbiata, ma non lo ammetterebbe mai. Da qualche tempo ha il terrore che queste emozioni possano crescere fino a trasformarla in uno di quei “mostri” che finiscono nei servizi giornalistici alla tv. Sa di non essere aggressiva ma allora perché, sempre più spesso, si trova a dubitare di sé? Adora il suo bambino, non riuscirebbe a immaginare una vita separata da lui, ma l’idea di perdere il controllo, magari a causa di un raptus, ormai non le dà tregua. In quei momenti arriva a provare senso di colpa per qualcosa che non ha fatto 4.

L’idea stessa della violenza le pare assurda. Perciò la spaventano le immagini che, improvvise, le giungono alla mente. Brevissime. Rapidi flash. Non riesce a capirne il motivo, sembrano indotte dall’esterno. Non è lei, di certo, a volerle. E, infatti, fa di tutto per liberarsene. Prova a distogliere l’attenzione e concentrarsi sulle faccende di casa, a rassicurarsi, a “pensare positivo”. E, in parte, funziona. Ma non a lungo 5. Sembrano come le mosche, quei pensieri. Vuole davvero bene a suo figlio o, in realtà, è sul punto di esplodere e fargli del male?

Ormai si agita appena il piccolo inizia a piangere. E, poi, si impaurisce accorgendosi dello sforzo che le serve per recuperare la calma. Per superare quei momenti orribili ha preso l’abitudine di immaginarsi una stanza dalle pareti rosa, piena di peluche morbidi sugli scaffali, oggetti inoffensivi, quel genere di luoghi in cui non potrebbe accadere mai nulla di sbagliato. Ci pensa decine, centinaia di volte al giorno. Quel luogo fiabesco è come un calmante 6. Le sembra l’unico modo per non uscire di senno. Ma la stanchezza e la frustrazione sono lì, in agguato.

Così, ha deciso di togliere di mezzo gli oggetti appuntiti o taglienti. I coltelli da cucina, per esempio. Inventarsi una scusa credibile da dare al compagno non è stato semplice. Li ha chiusi in uno sportello, in alto, dove sono difficili da raggiungere. Durante i pasti ne tollera la presenza ma, lo stesso, preferisce non guardarli. Potrebbe bastare un niente, teme, per innescare l’impulso. Ma l’occhio, come per farle dispetto, cade sempre lì 7.

E le borsette di plastica? Anche quelle, ha fatto sparire. Non vuole nemmeno immaginare cosa ci potrebbe fare, in preda a un raptus. Rimuovere tutti quei pericoli un po’ l’ha tranquillizzata.

Da giorni, però, non può fare a meno di credere che sia meglio che qualcuno resti assieme a lei 8. Magari i suoi genitori… finalmente avrebbe un po’ di pace. Più ci pensa, più l’idea di restare sola con il bambino le sembra una follia.

Dalle preoccupazioni alle ossessioni. Come il Disturbo Ossessivo Compulsivo nasce e si aggrava

Se soffri di DOC potresti esserti accorto che, almeno un po’, i problemi della giovane madre somigliano ai tuoi. Dalle sue difficoltà iniziali sono nate ossessioni. Per placarle, sono stati utilizzati evitamenti e compulsioni. Che, invece di risolvere le paure, non hanno fatto che causare altro stress e dubbi. Ripercorriamo i punti principali della vicenda.

1 “… assieme all’amore per il piccolo, la giovane ha visto crescere dentro di sé la paura di commettere errori d’inesperienza”. L’intolleranza al dubbio e la prefigurazione catastrofica dell’esito delle proprie azioni sono caratteristiche del Disturbo Ossessivo-Compulsivo. La giovane si sente inadeguata come madre ed è certa che l’inesperienza la porterà a commettere errori irreparabili. Anche tu credi di dover prestare continua attenzione perché non accada qualcosa di grave?

2Ha chiesto ripetute rassicurazioni al pediatra, il quale ha cercato di tranquillizzarla…”. Ricercare rassicurazioni, di solito, è ciò che si fa per arginare le preoccupazioni. Ma quasi sempre l’effetto calmante delle parole altrui è momentaneo. Ciò che affligge chi ha le ossessioni, infatti, non è tanto lo specifico dubbio, quanto il modo di ragionare che lo ha causato e che è sempre pronto a formarne altri.

3 “… non sono ammesse debolezze o distrazioni. La salute di suo figlio dipende da lei”. Il cosiddetto “senso inflazionato di responsabilità” consiste nella rigida convinzione che una minima distrazione, imperizia o negligenza possano causare grave danno a sé o agli altri. Ciò porta a sentirsi costretti a fare le cose “nel modo giusto”, a non tollerare gli errori. Anche tu soffri di questo genere di perfezionismo?

4In quei momenti arriva a provare senso di colpa per qualcosa che non ha fatto”. Chi ha il Disturbo Ossessivo Compulsivo, spesso, non riconosce la differenza fra immaginazione e comportamento, fra pensieri e motivazioni. Attua, cioè, una “fusione pensiero-azione”. Alla base del ragionamento vi sono le seguenti due asserzioni erronee: “Se mi è venuto in mente è perché lo voglio fare”; “Se ci sto pensando, prima o poi lo farò”. Queste persone sono certe che pensare equivalga a fare e, quindi, possono ritenersi colpevoli per azioni mai commesse.

5Prova a distogliere l’attenzione e concentrarsi sulle faccende di casa, a rassicurarsi…”. La convinzione, irrazionale, secondo cui la mente debba produrre solo contenuti positivi e desiderabili è fra i motivi per i quali, dinnanzi a pensieri o immagini inaccettabili alcuni si allarmano e si affrettano a scacciarli. Finendo per caderne preda. Prova a non pensare, per i prossimi due minuti, a un elefante rosa. Ti accorgerai che i tentativi di evitamento e soppressione hanno un paradossale effetto contrario. In parte, ciò avviene perché per rimuovere un pensiero occorre evocarlo.

6Ci pensa decine, centinaia di volte al giorno. Quel luogo fiabesco è come un calmante”. Le ossessioni tendono a indurre compulsioni, azioni ripetitive che possono essere manifeste, fisiche (“overt”) o mentali (“covert”). La compulsione covert della giovane madre consiste nel rievocare la stanza dei peluches e ha lo scopo di sopprimere le immagini violente. Anche questa, come tutte le compulsioni, però, calma l’ansia e lo stress solo in apparenza e, anzi, agendo da rinforzo negativo finisce per aggravare le ossessioni.

7Ma l’occhio, come per farle dispetto, cade sempre lì”. Oltre che cercare di distrarsi, per rassicurarsi la giovane compie evitamenti manifesti, per esempio nascondere i coltelli e le borse di plastica. Comportamenti che, purtroppo, finiscono per confermarle l’idea di dover stare lontana dagli oggetti “pericolosi” per non perdere il controllo. E tu? Ciò che fai per calmare le tue paure, funziona?

8Da giorni, però, non può fare a meno di credere che sia meglio che qualcuno resti assieme a lei”. Gli evitamenti, al pari delle compulsioni, sono rimedi parziali e momentanei alle ossessioni. Con il tempo perdono d’efficacia e, di conseguenza, occorre aumentarne frequenza e varietà. Non è un caso se la giovane donna, nonostante gli accorgimenti presi, alla fine cominci a credere di non dover mai restare sola con il bambino e di aver bisogno dell’assistenza di altri adulti.

© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.

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