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I disturbi di personalità. Cosa sono e come riconoscerli

Le difficoltà nell’avere relazioni stabili, nel fidarsi degli altri, nel sentirsi autonomi oppure nell’affrontare certe situazioni potrebbero essere causate da tratti maladattivi di personalità. Ecco tutto quello che devi sapere sui Disturbi di Personalità.

disturbi di personalità

Sei una persona attiva o passiva? Dominante o sottomessa? Impulsiva o riflessiva? Davanti un problema, il tuo istinto è affrontarlo o, piuttosto, evitarlo? Sei chiuso o aperto alle nuove esperienze? Metodico o incostante? L’elenco potrebbe continuare a lungo, visto che il carattere di ciascuno è costituito da decine, se non centinaia, di dimensioni diverse.

L’insieme di tutti i tratti caratteriali costituisce la tua personalità, cioè il tuo modo di percepire, di pensare, di rapportarti agli altri e a te stesso.

Per definizione, la personalità è stabile nel tempo e si esprime in tutti o nella maggior parte dei contesti. Chi è passivo, per esempio, è probabile che lo sia con gli amici tanto quanto in famiglia; chi è estroverso con i colleghi di lavoro è facile che lo sia anche con il partner. Nonostante ciò, la personalità umana non è un insieme di ingranaggi, né un meccanismo rigido. Per personalità, infatti, si intende la “predisposizione” ad agire, pensare e sentire in un certo modo. Quando si parla di mente umana va sempre tenuto presente che tutto è influenzato, ma niente è determinato.

I 6 sintomi di un disturbo di personalità

Qualora i tratti di personalità siano rigidi, causino una compromissione funzionale o impediscano l’adattamento al proprio ambiente, si parla di disturbo di personalità. Secondo il DSM 5, la versione più recente del manuale diagnostico edito dall’American Psychiatric Association, la personalità si dice disturbata quando “si manifesta in un modello di esperienza interiore e di comportamento che devia in modo significativo rispetto alle aspettative della cultura di riferimento”. Il concetto di aspettative della cultura di riferimento è centrale in questa definizione e può essere spiegato con il tipico esempio di un individuo che adotta in modo sistematico un comportamento lesivo verso gli altri. A lungo termine, quali conseguenze psicologiche e relazionali affronterebbe questa persona? Che grado di adattamento avrebbe al proprio contesto sociale?

Un disturbo di personalità si diagnostica se:

A. L’individuo manifesta esperienze interiori o comportamenti che deviano significativamente rispetto alle aspettative della cultura di riferimento, in due o più delle seguenti aree:

  1. Cognitività: i modi di elaborare i pensieri su di sé e sugli altri.
  2. Affettività: la varietà, l’intensità, la labilità e l’appropriatezza delle risposte emotive.
  3. Socialità: la qualità dei rapporti interpersonali.
  4. Controllo degli impulsi: la capacità di autoregolazione.

B. I tratti di personalità sono inflessibili e generalizzati a tutte o quasi tutte le situazioni.

C. I tratti di personalità causano problemi nelle aree sociale, relazione, lavorativa o famigliare e determinano disagio clinicamente significativo.

D. I tratti di personalità sono stabili e di lunga durata. Il loro esordio deve risalire, almeno, all’adolescenza o alla prima età adulta.

E. I tratti di personalità non sono attribuibili agli effetti di un’altra psicopatologia.

F. I tratti di personalità non sono causati da una condizione medica, per esempio un trauma cranico, né dall’uso di sostanze farmacologiche o stupefacenti.

Esordio e decorso dei disturbi di personalità

I tratti caratteriali sono quasi sempre egosintonici. Anche se disturbati, il paziente potrebbe non considerarli problematici e non riconoscerli come la causa dei suoi problemi personali, sociali o lavorativi sebbene possa essere evidente, a un occhio esterno, il contrario.

I disturbi di personalità si manifestano, spesso, già a partire dall’età puberale. Per questo motivo, prima di fare diagnosi deve essere valutata l’effettiva stabilità dei tratti caratteriali del paziente. Una sintomatologia che esordisce in età adulta, piuttosto che a un disturbo di personalità dovrebbe far pensare a un disturbo dell’umore, come il Disturbo Depressivo Maggiore, a una patologia medica, all’uso di sostanze o ad altre condizioni psicopatologiche in grado di produrre alterazioni dell’affettività, dell’emotività e del comportamento.

Per via del fatto che la valutazione della presenza di un disturbo di personalità richiede un’analisi ad ampio spettro e a lungo termine degli schemi cognitivi, emotivi e comportamentali dell’individuo, di norma la diagnosi si fa solo dopo la maggiore età. La diagnosi in infanzia o adolescenza è possibile solo qualora i tratti siano rigidi, pervasivi e maladattivi e non possano essere imputati allo stadio di sviluppo o a un altro disturbo psicologico. Unica eccezione alla regola è rappresentata dal Disturbo Antisociale di Personalità, che in nessun caso può essere diagnosticato al di sotto dei diciotto anni.

Alcuni disturbi di personalità, fra cui proprio il Disturbo Antisociale di Personalità, sono più frequenti nei maschi che nelle femmine. Altri, come il Disturbo Borderline di Personalità e il Disturbo Dipendente di Personalità, più nelle femmine che nei maschi. Nel complesso, tuttavia, non si rilevano differenze apprezzabili fra i due sessi.

Alcuni disturbi di personalità, fra cui il Disturbo Borderline di Personalità, con l’avanzare dell’età sembrano subire una certa remissione spontanea nonostante, nel complesso, il loro decorso sia cronico a meno che non siano trattati.

I 10 disturbi di personalità secondo il DSM 5

I sei criteri discussi in precedenza definiscono le caratteristiche generali di un disturbo di personalità. In aggiunta, il DSM 5 fornisce la descrizione di dieci disturbi specifici.

1. Il Disturbo Paranoide di Personalità si caratterizza per la sfiducia e la sospettosità nei confronti degli altri e la tendenza a interpretarne le intenzioni come malevole.

2. Il Disturbo Schizoide di Personalità ha come sintomi principali il distacco dalle relazioni sociali e l’espressione di una ristretta gamma di emozioni.

3. Il Disturbo Schizotipico di Personalità si manifesta con il comportamento eccentrico, le distorsioni cognitive e percettive e con l’acuto disagio nelle relazioni intime.

4. Il Disturbo Antisociale di Personalità è caratterizzato da un atteggiamento incurante delle regole e dei diritti altrui, da cui possono conseguire condotte delinquenziali o criminali.

5. Il Disturbo Borderline di Personalità ha come sintomi principali l’impulsività, l’instabilità emotiva, dell’immagine di sé e delle relazioni interpersonali.

6. Il Disturbo Istrionico di Personalità si manifesta nella continua richiesta d’attenzioni e nell’emotività eccessivamente amplificata.

7. Il Disturbo Narcisistico di Personalità è caratterizzato dal senso di grandiosità, dalla mancanza di empatia e dal bisogno continuo di ammirazione e riconoscimento.

8. Il Disturbo Evitante di Personalità ha come sintomi principali l’inibizione, l’ipersensibilità alle critiche, il senso d’inadeguatezza e l’evitamento della maggior parte delle situazioni sociali.

9. Il Disturbo Dipendente di Personalità si manifesta con la sottomissione, le eccessive richieste di accudimento, di protezione e di cura.

10. Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità è caratterizzato da un eccessivo bisogno di controllo, dal perfezionismo e dall’estrema preoccupazione per l’ordine. Non è da confondersi con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo che si manifesta, invece, con ossessioni e compulsioni.

Oltre a quelli elencati, il DSM 5 riconosce un tipo residuo di disturbo di personalità, definito Non Altrimenti Specificato (NAS), che si diagnostica qualora il quadro clinico del paziente soddisfi i sei criteri generali del disturbo di personalità ma non quelli di un disturbo specifico. Oppure, qualora si riscontrino tratti non riferibili ad alcuno dei dieci disturbi specifici, come nel caso di un paziente passivo-aggressivo o autofrustrante.

I disturbi di personalità raggruppati in cluster

I dieci disturbi di personalità sono, per via di analogie descrittive, raggruppati in tre cluster.

La divisione in cluster è utile in ambito clinico dove si osserva, spesso, una certa co-occorrenza fra disturbi appartenenti allo stesso raggruppamento. Spesso, per esempio, pazienti con Disturbo Narcisistico di Personalità manifestano, anche, un comportamento antisociale. Allo stesso modo, non è infrequente che individui con personalità evitante manifestino anche tratti dipendenti.

© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.

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