sesso & relazioni

Passività e aggressività, due vie opposte che portano alla rabbia

Diversamente da quanto si crede la passività e l’aggressività, pur essendo una il contrario dell’altra, spesso si sviluppano per le stesse cause e producono gli stessi effetti.

passività e aggressività

Le interazioni, fisiche e verbali, sono le componenti principali di ciò che chiamiamo “relazione”: è attraverso le interazioni, infatti, che formiamo e portiamo avanti i rapporti con gli altri. Sarebbe molto complesso, se non impossibile, descrivere tutta la gamma delle interazioni fra esseri umani; per questo motivo, per comodità, si distinguono 3 grandi categorie di comportamenti. Secondo questa classificazione, un comportamento può essere passivo, aggressivo o assertivo.

Pur essendo, questa, una suddivisione molto utile, va però subito premesso che, nella realtà dei fatti, non sempre un comportamento è completamente aggressivo, oppure del tutto passivo. Non stupisce, quindi, che esistano atteggiamenti “misti”, per esempio quelli passivo-aggressivi. Di seguito chiariremo meglio questi concetti e vedremo come i comportamenti passivi e aggressivi, pur essendo opposti fra loro, spesso condividano simili origini (o cause) e producano, in chi li mette in atto, altrettanto simili conseguenze.

La passività: quando i bisogni degli altri contano più dei nostri

La caratteristica principale della passività è la messa in disparte dei propri bisogni personali. Chi assume un atteggiamento passivo tende a essere centrato sui bisogni altrui, anche quando ciò mette a repentaglio il proprio benessere e l’autostima. Vediamo tre esempi di atteggiamenti passivi:

  1. Al lavoro, non esprimerci con un collega anche quando sappiamo di avere ragione, o non manifestare la nostra idea anche se ciò potrebbe migliorare la qualità del lavoro.
  2. In una relazione, non far sapere al partner che il modo in cui ci tratta ci fa spesso provare emozioni negative.
  3. Nella vita di tutti i giorni, non opporsi a qualcuno che cerca di farci fare qualcosa che non vogliamo.

Qualunque sia la motivazione che ci spinge a essere passivi, alla lunga la conseguenza finisce per essere la frustrazione e il rancore nei confronti della persona verso cui siamo passivi e verso noi stessi. Ecco perché le persone passive hanno spesso scoppi di rabbia.

L’aggressività: quando i nostri bisogni contano più di quelli degli altri

Al contrario, chi assume un atteggiamento aggressivo tende a essere centrato prevalentemente sui propri bisogni, se necessario anche a discapito degli altri. Chi è aggressivo non chiede, esige, e finisce quindi per sottomettere gli altri allo scopo di vedere rispettati i propri diritti. Esempi di comportamenti aggressivi sono:

  1. Al lavoro, costringere i colleghi a svolgere una mansione nel modo in cui crediamo sia più giusto.
  2. In una relazione, criticare o urlare contro il partner ogni qualvolta il suo comportamento ci fa provare emozioni negative.
  3. Nella vita di tutti i giorni, esigere che gli altri concordino con i nostri principi e si comportino di conseguenza.

L’aggressività finisce, paradossalmente, per avere conseguenze molto simili a quelle che ha la passività: il senso di deprivazione emotiva e di solitudine. La persona passiva si sente sola e non amata perché ha la percezione che gli altri la usino e non la rispettino, la persona aggressiva si sente sola e non amata perché, prima o poi, chi viene continuamente aggredito si allontana.

Un po' dell'uno e un po' dell'altro: i comportamenti passivo-aggressivi

A volte è evidente come in comportamenti a prima vista passivi sia contenuta una significativa componente aggressiva. Sono, questi, i cosiddetti comportamenti passivo-aggressivi, da non confondersi con gli scoppi di rabbia che insorgono, all’improvviso, nelle persone passive. In questo secondo caso infatti si ha, prima, un atteggiamento passivo e solo successivamente un comportamento aggressivo. Nei comportamenti passivo-aggressivi, invece, in un unico atto si ha la componente passiva e quella aggressiva. Per chiarire il concetto facciamo l’esempio di due amici in auto insieme, con alla guida quello che, fra i due, tende a comportarsi in modo aggressivo. Immaginiamo che, giunti a destinazione, senza accorgersene egli parcheggi l’auto in divieto di sosta. Un comportamento passivo-aggressivo del secondo potrebbe essere non dire nulla, pur essendosi accorto di quanto sta accadendo. E’ evidente come questo atto contenga una parte passiva e una aggressiva: lasciare che l’amico incorra in un danno economico non facendo niente per impedirlo.

Passività e aggressività come conseguenza di bisogni frustrati

Si è visto che chi utilizza questi comportamenti ha spesso alle spalle una storia di frustrazione dei propri bisogni, soprattutto emotivi e cioè: essere amati, capiti, accettati, protetti. Spesso, sia le persone passive sia quelle aggressive sono cresciute in famiglie in cui erano costrette a subire gli attacchi, più o meno manifesti o sofisticati, di una delle figure di riferimento (o di entrambe) e, per questo motivo, successivamente si sono abituate a subire l’aggressività o ad attuarla loro stessi. Non è necessario che, per produrre tali conseguenze, vi debba per forza essere una storia di abusi fisici. Può essere sufficiente uno stile genitoriale improntato alla critica oppure un accudimento scarso o molto ansiogeno.

«I comportamenti passivi derivano dalla convinzione che i nostri bisogni e diritti valgano meno di quelli degli altri. I comportamenti aggressivi dipendono dalla convinzione opposta»

A monte dei comportamenti passivi e aggressivi sembra esservi la percezione che i propri bisogni non siano stati soddisfatti in passato. Questa condizione produce effetti differenti da persona a persona: qualcuno manifesta rabbia, ed è il caso delle persone aggressive. Altri invece, proprio perché in passato non hanno visto soddisfatti i loro bisogni, si abituano a non chiederne soddisfazione nemmeno nel presente. Si mostrano quindi autosacrificanti, evitanti o passivi. Ma anche questa strada, come già detto, finisce per produrre rabbia. Una rabbia, peraltro, molto simile a quella che sente la persona aggressiva e che discende dalla convinzione che i propri bisogni, come in passato, continuano a essere insoddisfatti nel presente e che lo saranno anche in futuro.

Sembra che la rabbia, naturale conseguenza di un certo trattamento subito da bambini, finisca in ogni modo per esprimersi: nelle persone aggressive da subito, nelle persone passive come effetto a lungo termine della passività stessa. E in entrambi i casi, come in un circolo vizioso, ciò mantiene viva la percezione di deprivazione emotiva.

Soprattutto nei casi di Depressione si nota la presenza di comportamenti passivi, aggressivi o di tipo “misto”. Si sa che questi atteggiamenti sono una diretta conseguenza dello stato depressivo ma è anche vero che, a loro volta, sono fra i fattori responsabili del mantenimento del disturbo, proprio per le conseguenze che hanno sul benessere, sul senso di solitudine e sull’autostima. Occorre precisare, tuttavia, che la presenza di comportamenti passivi o aggressivi non è per forza segno di Depressione che, in quanto sindrome, comprende molteplici sintomi.

© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.

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