Che cos’è l’assertività? E perché è così difficile esserlo? In questa pagina approfondiamo la conoscenza dello stile assertivo rispondendo a queste due domande.
La rabbia è, fra tutte, sicuramente una delle emozioni che si provano più di frequente. Nonostante siano innumerevoli le situazioni che possono “innescarla”, però, alla base vi è sempre un qualche tipo di frustrazione. E, infatti, le persone che ne provano di più sono quelle che, magari da molto tempo o da sempre, hanno bisogni emotivi insoddisfatti.
In un’altra pagina abbiamo visto che sia le persone passive, sia quelle aggressive spesso hanno avuto figure di riferimento critiche, disinteressate, aggressive o molto ansiose, il che produce la frustrazione di bisogni quali essere amati, accettati, protetti. Ciò, in un individuo, può portare a due possibili esiti: all’aggressività, come conseguenza diretta della frustrazione di tali bisogni, oppure alla passività, cioè l’atteggiamento per cui si considerano i propri bisogni insignificanti o per lo meno secondari a quelli degli altri. Questo secondo atteggiamento produce frustrazione in chi lo attua e quindi alla fine, anche in questo caso, rabbia.
In entrambi i casi, quindi, di frequente si innesca una sorta di circolo vizioso. Se i nostri genitori ci hanno fatto sentire soli, non capiti e non protetti e a causa di ciò abbiamo sviluppato passività, finiremo per continuare a sentirci soli, non capiti e non protetti anche nel presente perché, essendo passivi, tenderemo a non farci rispettare dagli altri. E avremo all’incirca lo stesso risultato se, al contrario, ci mostriamo aggressivi perché, prima o poi, le persone da noi aggredite si allontaneranno.
Sia la passività sia l’aggressività, anche se per vie diverse, tendono a mantenere vive la rabbia e la sensazione di solitudine. Allora qual è l’alternativa? L’unico atteggiamento che fa da antidoto alla frustrazione e alla rabbia e tende, con il tempo, a riparare la sensazione di non essere capiti, accettati e rispettati è l’assertività.
L’assertività non è semplicemente un comportamento, è uno stile d’interazione e consiste nell’espressione dei propri bisogni ed emozioni nel rispetto di sé e degli altri. Essa riguarda sia il modo sia il contenuto di ciò che diciamo, e parte dall’accettare che:
Più avanti, in questa pagina, vedremo in sintesi le “regole” del comportamento assertivo. Leggendole, ci si accorgerà che sono piuttosto semplici. Ma allora perché essere assertivi è così difficile?
La prima ragione, banalmente, è che l’assertività richiede abitudine ed esercizio. Prima di tutto, occorre sviluppare la capacità di riconoscere la passività e l’aggressività, sia negli altri, sia in noi stessi. E ciò non è così facile perché, per esempio, spesso i comportamenti aggressivi sono invisibilmente celati dietro atteggiamenti passivi. Oppure, altrettanto spesso, comportamenti che sembrano assertivi nascondono, invece, un intento manipolativo. Soprattutto all’inizio, inoltre, potremmo avere paura di essere assertivi, per le eventuali reazioni altrui. Solo con il tempo ci accorgiamo che essere veramente assertivi non produce conseguenze negative e che, anzi, se ne siamo capaci gli altri lo apprezzeranno.
La seconda ragione è molto più profonda e riguarda il fatto che per comportarsi in modo assertivo occorre una vera volontà di farlo. Spesso le persone passive e quelle aggressive hanno alle spalle una storia famigliare caratterizzata da scarso accudimento, da un accudimento ansiogeno, oppure da critiche o aggressioni. In qualche caso da veri e propri abusi fisici. Una metà di esse, quelle che in seguito a ciò diventano passive, non sentono di meritarsi di essere assertive, perché non credono di godere degli stessi diritti degli altri e temono che, se fossero assertive, gli altri le criticherebbero o arriverebbero a lasciarle. Date queste convinzioni, è comprensibile il loro timore nei confronti dell’assertività. L’altra metà delle persone, quelle che invece diventano aggressive, non vogliono essere assertive perché pensano: “Non farò niente per smettere di essere arrabbiato. E’ giusto e sacrosanto che io lo sia, perché non ho mai avuto niente dagli altri” oppure “Perché devo rispettare gli altri quando nessuno ha mai rispettato me?” oppure ancora “Perché devo fare di tutto per far funzionare il rapporto con gli altri quando gli altri non fanno niente?”. Insomma, per queste persone essere assertivi significa fare un favore a chi non lo merita ed essere quindi deboli. Credono che tutte le persone siano in qualche modo colpevoli del male che hanno ricevuto in passato. Alla luce di ciò, anche in questo caso è comprensibile la loro scarsa volontà di essere assertivi. Potrebbero diventarlo solo nel momento in cui capissero che esserlo non fa bene solo agli altri, ma innanzitutto a loro stesse; che essere assertivi non significa perdonare chi non lo merita, perché non tutte le persone del nostro presente hanno colpa per quello che abbiamo subito in passato. E che comportarsi in modo assertivo è proprio un modo per chiudere con il passato, per prendersi finalmente una vera rivincita, che non è ferire gli altri come siamo stati feriti noi, ma essere felici e voluti nonostante tutto.
Un comportamento, per essere assertivo, dovrebbe:
Al seguente link, questi punti sono spiegati in dettaglio e approfonditi.
© Gabriele Calderone, riproduzione riservata.
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